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Immagine del redattoreDott.ssa Maria Maranò

Quando “Pensare alla TIROIDE”…


I disturbi legati alla tiroide sono aumentati a livello mondiale e sono decisamente più frequenti nelle donne: la tiroidite di Hashimoto colpisce una percentuale che va dal 5 al 15% della popolazione femminile, la tiroidite (in senso di iper o ipo funzionamento) post-partum si presenta nel 5-9% delle donne subito dopo aver partorito ed è di solito una condizione transitoria. Un neonato su tremila nasce con una forma di malattia tiroidea. Il cancro tiroideo è più diffuso tra le donne rispetto agli uomini, con un rapporto di 3,2:1 e la sua incidenza aumenta con l’età.

Inoltre molte patologie o disturbi che portano il soggetto ad accedere allo studio di uno psichiatra o psicologo, quali quelli della sfera cognitiva, di attenzione, memoria o di alcune forme ansiose e depressive, trovano in realtà una causa nel malfunzionamento misconosciuto della ghiandola tiroidea (si calcola che il 20% delle depressioni abbia in realtà un’origine ormonale, di disfunzione tiroidea).

La tiroide è una ghiandola endocrina con funzione di importante termostato del nostro sistema metabolico basale; per le sue interazioni con altri sistemi endocrini e non, del nostro corpo, è definito anche primo “termostato dello stress”. Esplica la sua funzione controllando l’utilizzazione di ossigeno, la produzione di calore e di energia cellulare, influenzando in questo modo l’attività del sistema nervoso, di quello cardiaco, di quello metabolico e la crescita e sviluppo dell’organismo in ogni sua parte.



Le disfunzioni della tiroide sono numerose, principalmente possiamo distinguere la tiroide che lavora troppo (ipertiroidismo) dalla tiroide che lavora poco (ipotiroidismo). Importante anche l’infiammazione acuta o cronica della tiroide, tra queste la tiroidite di Hashimoto, una malattia autoimmune, in cui il sistema immunitario attacca la tiroide e che si può manifestare con sintomi sia di iper che ipotiroidei. Nell’ipotiroidismo congenito le carenze o esposizioni materne determinano disturbi dello sviluppo e dell’omeostasi ormonale del neonato.

Diversi fattori o condizioni possono comportare un sovraccarico dapprima funzionale della tiroide che può diventare patologico, in soggetti predisposti.

-Oggi si parla sempre più spesso di interferenti endocrini, ovvero di sostanze presenti nell’ambiente (anche pesticidi e tossine varie) che compromettono il delicato equilibrio ormonale del nostro corpo. La pericolosità di un interferente endocrino è dovuta a vari fattori: alla sua similitudine con gli ormoni tiroidei, alla capacità di interferire nell’asse tiroideo, alla facilità e frequenza con cui possiamo incontrarlo e allo stato della tiroide;

-alimentazione non corretta da diete sbilanciate per eccesso proteico, o una alimentazione ricca di soia, in soggetti predisposti, può favorire un rallentamento della funzione tiroidea per azione simil-estrogenica;

-alimentazione troppo ricca in zuccheri semplici o glutine: la moderna nutrizione si avvale di cereali sottoposti a continue sofisticazioni che portano a rendere il grano che mangiamo ogni giorno, trattato e raffinato, molto diverso da grano antico, puro e di facile riconoscimento da parte del nostro sistema immunitario.

-dimagrimenti troppo rapidi e troppo sbilanciati con secondaria malnutrizione, oppure situazioni di stress prolungati: emotivi (affettivi o lavorativi o sociali), fisici (sport eccessivi) virali o di convalescenza post-malattie/interventi chirurgici;

-alterazioni ormonali: ovaio policistico o terapie con estroprogestinici (pillola anticoncezionale), obesità;

-disbiosi intestinale: possibile conseguenze di diete scorrette, terapie prolungate (antibiotici, cortisonici, chemioterapici), infiammazione intestinale;

-familiarità positiva per malattie tiroidee: tale condizione deve prevedere controlli periodici, nelle epoche di vita a maggior “impegno tiroideo” (gravidanza, pubertà, stress ecc) da effettuarsi sia nelle donne (in cui le patologie tiroidee sono più frequenti) che negli uomini.

La tiroide necessita di micronutrienti specifici per svolgere correttamente le sue funzioni. Gli ormoni tiroidei sono infatti fabbricati a partire d sostanze introdotte nell’organismo attraverso la dieta.

Ad esempio gli alimenti ricchi in tirosina, iodio e selenio forniscono i mattoni base per la produzione dell’ormone tiroideo. Con il cibo adeguato possiamo contrastare l’infiammazione che accompagna tipicamente i disturbi della tiroide.

Anche lo zinco ha un ruolo fondamentale nella formazione degli ormoni tiroidei, la sua carenza è associata a formazione di noduli tiroidei; il rame favorisce il controllo della tiroide anche tramite il suo stimolo alla formazione di estrogeni, è importante per favorirne l’attività; Vitamina C, importantissimo antiossidante e vitamina di supporto nelle situazioni di maggior impegno sia ossidativo che surrenalico; omega 3 e vitamina E con funzione antinfiammatoria e di stimolo della funzione tiroidea.

Lo iodio è elemento fondamentale per la produzione ormonale tiroidea, il suo uso improprio di origine alimentare (sotto forma di sale da cucina per esempio) favorisce condizioni di tiroidite per blocco del suo utilizzo.

Però chi ha problemi alla tiroide dovrebbe sempre valutare il proprio caso personale ed è importante sottolineare l’indagine tempestiva, la sua interpretazione corretta e la giusta terapia: sia di prevenzione che di trattamento.

Uno stile di vita più equilibrato potrebbe farci evitare patologie sempre più diffuse come quelle della tiroide e la sindrome metabolica, piaga contemporanea caratterizzata da sovrappeso, diabete e problematiche cardiovascolari.

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