IL MORSO DI CANE: I CANI SONO DAVVERO PERICOLOSI?
Ogni volta che un cane affonda i suoi denti nelle carni di un uomo, torna alla ribalta sulle prime pagine dei quotidiani il dibattito sulla pericolosità, vera o presunta, del migliore amico dell’uomo.
In effetti è stato calcolato che 1 cane su 20 morda prima o poi un essere umano, ed i morsi di cane costituiscono da solo l’80-90% di tutti i morsi inflitti alla nostra razza, insieme ad un numero minore di morsi di gatti, serpenti, conigli, cavalli, scimmie, ratti e chi più ne ha più ne metta..
Riferendoci ai dati del Public Health Service, sappiamo che negli Stati Uniti ogni anno vengono curati 800.000 morsi di cane; ovviamente questi dati danno una idea approssimativa della reale portata del problema, poiché sono molti i morsi di animale che non vengono portati all’attenzione del medico, perchè giudicati di lieve entità. Comunque ogni anno, sempre oltreoceano si registrano circa 13 morti in seguito a morso di cane, di cui il 70% sono bambini, soprattutto di età inferiore a 4 anni.
La situazione al di qua dell’oceano appare sovrapponibile, fatte le debite proporzioni, ma non ci sono dati numerici certi a confermarla, non essendoci un registro nazionale italiano.
CHI MORDONO I CANI?
I morsi sono inflitti nel 42% dei casi a bambini e adolescenti di età inferiore a 14 anni, in particolare tra i 5 ed i 9 anni, che più spesso provocano l’animale o lo infastidiscono. Il maggior numero di aggressioni si verifica nei mesi estivi e nelle ore serali o del tardo pomeriggio. I maschi sono i più colpiti, in misura doppia rispetto alle femmine (il contrario si verifica per i morsi di gatto).
Sopra i 16 anni, circa l’8% dei morsi è correlato all’attività lavorativa, per es. postini, fattorini che consegnano pacchi o cibo, operai che eseguono riparazioni domicilio. Nei casi di attacchi fatali la maggior parte delle aggressioni avviene nella proprietà del padrone di casa (78%) ed il cane in genere non è legato.
Il 19% delle aggressioni avviene invece al di fuori della proprietà del padrone con cane legato, mentre sono poco frequenti le aggressioni all’esterno della proprietà se il cane viene tenuto al guinzaglio.
Nei bambini di età inferiore a 5 anni il 65% dei morsi è localizzato alla testa ed al collo; tale percentuale decresce con l’età e dopo i 15 anni prevalgono le ferite alle estremità (in particolare l’arto superiore destro, poiché utilizzato nei tentativi di difesa).
CI SONO CANI PIU’ AGGRESSIVI DI ALTRI?
Sono circa una trentina le razze coinvolte in attacchi fatali negli ultimi 20 anni: tra queste spiccano i Pit bull e i Rottweiler, i Pastori tedeschi, gli Husky, i Dobermann, i danesi (o Alani) i Labrador Retriever ed i cani da slitta, senza dimenticare gli incroci delle razze precedenti che costituiscono il 30% dei cani che attaccano l’uomo.
Alcune razze di cani sono state allevate proprio in modo da esaltare l’aspetto aggressivo allo scopo di difesa personale o della proprietà e per gare di combattimento tra cani.
In particolare si è visto che i Pit bull ed i Rottweiler così addestrati attaccano anche senza provocazione e sono responsabili del 70% di tutti i decessi dovuti a morso di cane, perché tendono ad infliggere morsi multipli, in sedi vitali (collo, capo), lacerando il tessuto con i molari.
Ci sono inoltre alcune razze di cani, come i Rottweiler, i Dobermann, i Pastori tedeschi, che possono risultare pericolose in ragione delle loro qualità fisiche: le loro mascelle sono in grado di esercitare una pressione di più di 200Kg/cm2 e di perforare una lamina di metallo.
Benché la catena paia essere un utile strumento per limitare la gravità dell’aggressione (come detto, la maggior parte degli attacchi fatali sono dovuti a cani non legati), si notano più aggressioni da parte di cani legati alla catena nel giardino: questo potrebbe dipendere dal fatto che proprio gli animali che manifestano maggiore aggressività vengano tenuti legati.
QUALI CONSEGUENZE PROVOCA IL MORSO DI CANE?
A seguito del morso possiamo avere diversi tipi di ferita che vanno dalla semplice abrasione o escoriazione, limitata all’epidermide, alla più profonda lacerazione che interessa anche i tessuti molli, (e che in genere si realizza quando il cane scuote la testa mantenendo la presa o quando la vittima si dimena per liberarsi) e che può associarsi a lesioni dei vasi e dei nervi, fino all’avulsione di tessuto.
Le punture dei denti possono essere molto profonde e provocare ferite trapassanti e fratture a livello osseo.
I denti inoltre possono inoculare germi in profondità in zone poco vascolarizzate (es. articolazioni e guaine tendinee), causando infezioni chiuse.
Le infezioni sono spesso pluri-microbiche: in media 2-3 germi, che in grande prevalenza provengono dalla bocca del cane e solo in piccola percentuale appartengono alla cute della vittima e vengono inoculati con il morso.
In genere i segni clinici di infezione si rendono evidenti nel giro di alcune ore o alcuni giorni con la comparsa di gonfiore localizzato, eritema, dolore e possibile presenza di secrezione sieroematica o francamente purulenta.
Ovviamente l’infezione più grave trasmessa con il morso di animale resta ancora la rabbia, una encefalomielite acuta altamente letale, causata da un virus a RNA della famiglia Rhabdoviridae, di cui il cane è il maggior serbatoio. In Italia la vaccinazione è obbligatoria in Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia.
Tra le complicanze del morso di un cane, non vanno dimenticate le conseguenze psicologiche a carico dei bambini; in un recente studio l’11% di bambini sotto i 17 anni vittime di un attacco da parte di un cane hanno presentato disturbi emotivi prolungati (incubi, terrore dei cani ecc.).
SI PUO’ FARE QUALCOSA PER PREVENIRE IL MORSO DI CANE?
Numerose sono le strategie proposte per prevenire il morso di cane che si focalizzano sia sulle vittime, sia sui cani, sia sui padroni, ma di nessuna di esse è stata provata l’efficacia.
I dati di sorveglianza per i morsi di cane inoltre sono ancora carenti: non tutti gli attacchi vengono segnalati, mancano dati sulle razze/caratteristiche dell’animale, le cause dell’attacco, ecc, dati invece necessari per comprendere in quali direzioni dirigere le strategie preventive.
In tutto il mondo leggi statali o regionali regolamentano l’acquisto di cani “pericolosi” o la loro gestione (ordinanza del Ministero della Salute 27/08/2004, GU 10/09/2004) a tutela dell’incolumità pubblica dall’aggressività di cani. Tali leggi si focalizzano sulla razza ma la genetica non è l’unico fattore che determina il comportamento aggressivo del cane.
Sanzioni penali sono infatti previste per chi addestra gli animali per scopi aggressivi o per combattimenti, o per chi organizza combattimenti tra cani. Gli animali così addestrati sono responsabili solo di una piccola percentuale delle aggressioni, ma queste spesso si rivelano letali.
Programmi educativi sul comportamento e sulla condotta da tenere nei confronti del cane, rivolti in articolare ai bambini, sembrano al momento essere la strategia di intervento più efficace.
Le norme di comportamento da tenere quando si è in presenza di un cane, per evitare di scatenare l’aggressività dell’animale sono poche e di facile attuazione:
-escludere dalle case con bambini, cani con storia di aggressione
-passare un po’ di tempo con il cane prima di adottarlo o comprarlo
-non lasciare mai bambini da soli con un cane
-non praticare giochi aggressivi con un cane
-non avvicinare cani sconosciuti, non giocare con un cane senza supervisione di un adulto
-non accarezzare un cane senza essersi prima fatti vedere e annusare
-non disturbare un cane che sta mangiando, dormendo o che cura i cuccioli…
IN CONCLUSIONE…
E’ vero che i cani mordono, spesso e volentieri, anche l’uomo, ma non sono forse di più le gioie che il migliore amico dell’uomo reca a grandi e piccini?
E come si potrebbe fare a meno dei cani che per l’uomo lavorano, che gli salvano la vita in situazioni estreme, che rendono la via sicura per un cieco?
Senza dimenticare storie di cani che hanno riportato la vita negli occhi di bambini che per anni non hanno comunicato con il mondo.
Non è necessaria la “caccia al lupo”: basta solo mettere in pratica alcune semplici norme di comportamento e ricordare che l’animale che si sente amato è capace a sua volta di donare affetto.
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