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E...SE FOSSE UNA ALLERGIA ALIMENTARE ?


L’allergia alimentare (AA) rientra nell’ambito delle cosiddette “reazioni avverse ad alimenti” immuno-mediate, si intende quindi una risposta anomala del sistema immunitario, scatenata dal contatto con un cibo che comunemente viene assunto senza provocare problemi dalla maggioranza degli individui; nelle AA il sistema immunitario scambia un determinato alimento (o sostanza alimentare presente in un cibo) per qualcosa di dannoso o pericoloso.

L’allergia ad alimenti rappresenta un rilevante problema sanitario a livello mondiale per morbidità e mortalità, considerando che in età evolutiva alcuni alimenti rappresentano il più importante fattore scatenante dello shock anafilattico. In generale l’AA è più frequente in età evolutiva (5-8%) rispetto a quella adulta (1-2%).

Praticamente qualsiasi alimento potrebbe provocare allergia, sono stati identificati più di 150 alimenti come causa di reazioni allergiche, ma solo una minoranza di tali alimenti è davvero responsabile della maggior parte delle reazioni. Il cioccolato a lungo ritenuto responsabile di provocare allergie alimentari nei bambini, solo in rari casi può essere davvero responsabile di reazioni allergiche.

Nei bambini le AA spesso sono provocate dalle proteine contenute in: uova, latte, arachidi e frutta secca a guscio; le proteine del latte vaccino sono le prime da tenere sotto controllo, in quanto le formule artificiali, che sostituiscono il latte materno, sono a base di latte di mucca.

Spesso nel linguaggio quotidiano si utilizza la parola “allergia” anche per indicare una più generica “intolleranza” agli alimenti; è facile confondere una AA con una intolleranza.

In questo caso i sintomi clinici (simili a quelli di una vera allergia) non sarebbero scatenati da una reazione immunitaria ma da altre cause:

-carenza di enzimi digestivi (per es. deficit di lattasi), effetti tossici per contaminazione dell’alimento (per es. da muffe o tossine batteriche, o additivi chimici), intolleranza al glutine, o malattia celiaca, ecc.

E’ possibile comunque, quasi sempre assumere piccole quantità di alimento incriminato senza che si manifesti alcuna reazione; al contrario in una allergia alimentare, anche solo una minuscola quantità di alimento potrebbe scatenare un reazione allergica.

Se il bambino nasce con una forte predisposizione familiare allergica, le proteine contenute negli alimenti assunti dalla mamma che allatta o dal bambino con le prime pappe (per es latte vaccino, pesce, uova, pomodoro o grano ecc) possono dare sensibilizzazioni nel bambino e provocare reazioni allergiche.

Uno dei primi elementi che può indurre facilmente a sospettare una AA è la stretta correlazione tra l’insorgenza dei sintomi e l’ingestione dell’alimento sospetto.

Generalmente il bambino comincia a manifestare i primi disturbi dopo pochi minuti, o anche già durante l’assunzione dell’alimento.

Nella maggior parte dei casi le reazioni sono immediate e sono quelle più temibili, in quanto compaiono da pochi minuti a 2 ore circa dal pasto che contiene gli alimenti allergizzanti.

I sintomi di esordio più comuni sono generalmente a carico della cute e delle mucose (gonfiore delle labbra o della lingua, arrossamento del volto, orticaria) ma possono comparire anche sintomi respiratori (rinite o asma) o disturbi a carico dell’apparato gastrointestinale (vomito, dolori addominali, scariche diarroiche).

E’ bene sottolineare tuttavia, che questi ultimi sintomi non sono proprio specifici di una allergia alimentare, spesso possono dipendere anche da altre malattie gastrointestinali, come una gastroenterite acuta infettiva o altre malattie infiammatorie intestinali.

La dermatite atopica è una infiammazione della cute, caratterizzata da eczema, intenso prurito con estrema secchezza cutanea. In alcuni bambini, soprattutto i più piccoli, uno dei fattori scatenanti è rappresentato dall’allergia alimentare per lo più ad alimenti correlati alle abitudini alimentari della famiglia e comunemente al latte vaccino, uovo e grano.

L’Orticaria, a differenza di quanto comunemente si pensa, raramente può essere correlata ad allergia ai cibi; talvolta la rinite e l’asma bronchiale possono essere causate da allergia alimentare.

Il sintomo più grave e più temuto è lo shock anafilattico, si manifesta subito dopo il contatto con l’alimento a cui il bambino è allergico: il pallore e la riduzione della pressione sanguigna sono preceduti da manifestazioni cutanee (come orticaria), compare anche rinite, asma bronchiale con tosse e difficoltà respiratoria, se non si interviene prontamente, la situazione può aggravarsi e talvolta portare al decesso.

Negli ultimi decenni i casi di allergia (di ogni tipo) sono notevolmente aumentati e si fanno diverse ipotesi in merito, tra cui:

-i drastici cambiamenti alimentari introdotti negli ultimi 30-40 anni

-l’aumento eccessivo delle condizioni igieniche in cui cresce il bambino in casa, che non permette di esporre il sistema immunitario a minacce reali e non.

E’ possibile individuare alcuni fattori di rischio che possono aumentare le possibilità di manifestare AA,

Tra i vari fattori bisogna considerare:

-familiarità allergica: il rischio di soffrire di allergie, aumenta se altre persone in famiglia presentano allergie;

-i bambini che soffrono di dermatite atopica possono avere un rischio aumentato di sviluppare allergie alimentari;

-altre allergie: se si è allergici ad un alimento, il rischio di diventare allergici ad un altro alimento aumenta;

-età: le AA sono più frequenti nei bambini piccoli, crescendo l’apparato digerente si sviluppa e diventa più tollerante nei confronti di alimenti o ingredienti che possono scatenare allergie;

- l’alterazione batterica intestinale, determinata da alterati stili di vita (uso scorretto di antibiotici, il ricorso sempre maggiore al parto cesareo e l’allattamento artificiale); recenti ricerche hanno dimostrato che il microbiota intestinale di bambini con allergia al latte vaccino è alterato rispetto a quello dei bambini sani, è noto che alcune specie batteriche (probiotici) hanno una funzione protettiva nei confronti delle allergie.

La diagnosi si basa sulla storia clinica accurata, l’intervallo tra assunzione dell’alimento e la comparsa di segni clinici.

Per confermare il sospetto di allergia nei confronti dell’alimento incriminato, si possono eseguire dei test cutanei (prick test), applicando sulla cute dell’avambraccio una goccia di estratto dell’alimento, pungere superficialmente e osservare la reazione locale;

in situazioni particolari in cui non è possibile eseguire il test cutaneo (pelle molto arrossata o molto reattiva) si può ricorrere alla ricerca nel siero di anticorpi IgE specifici per gli alimenti che si sospettano essere responsabili dell’allergia (RAST).

Quando la diagnosi è certa, la terapia dell’AA consiste nella esclusione dalla dieta dell’alimento che causa l’allergia, è opportuno in questi casi integrare con i nutrimenti che possono venire a mancare (calcio, ferro ecc), il pediatra deve continuamente controllare lo stato di salute e la crescita del bambino, la dieta è un aspetto importante nella vita del bambino.

Nel primo anno di vita, quando l’alimentazione è incentrata sull’allattamento materno, questo non deve mai essere interrotto, ma anzi incoraggiato: se si impiegano latti di mucca formulati, si può ricorrere a formule a base di idrolisati di riso oppure a prodotti dietetici per bambini a base di proteine del latte vaccino sottoposte a processi di digestione enzimatica.

Si possono inoltre somministrare farmaci, per lo più sintomatici, che hanno però solo lo scopo di attenuare i sintomi, come antistaminici e cortisonici, ma non esenti da effetti collaterali, soprattutto nei bambini.

Si stanno scoprendo molte nuove azioni dei probiotici (che molti ancora chiamano “fermenti lattici”), intesi oggi, non più come “ricolonizzatori” dell’intestino, ma come veri e propri segnali inviati dall’organismo per trattare allergie e dermatiti.

Numerosi studi in letteratura evidenziano come il recupero della tolleranza orale verso allergeni alimentari, anche nel caso di allergie gravi è più agevolato con la somministrazione di un probiotico adeguato (per es Lactobacillus rhamnosus, ceppo che riduce la sensibilizzazione alle proteine della mucca).

Come per altri disturbi, anche per le AA, l’omeopatia si propone con un approccio che prende in considerazione l’organismo ed il suo stato di salute nel suo complesso.

Esistono tutta una serie di rimedi omeopatici, indicati nel caso di una reazione allergica in atto e l’omeopatia in questi casi agisce in acuto, rimedi che vengono scelti per caratteristiche peculiari, presentate dai soggetti affetti da disturbi allergici.

Inoltre utilizza cure cosiddette costituzionali, dal momento che spesso i disturbi allergici si manifestano fin dall’età infantile, proprio come espressione della particolare, esagerata reattività dell’organismo.

L’obiettivo in medicina omeopatica è sempre quello di valorizzare e migliorare tutte le funzione dell’organismo, la diagnosi deve quindi, tener presente tutti gli aspetti della persona nella sua totalità, per poter comprendere le motivazioni delle risposte individuali del corpo a ogni singolo cibo.

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